"A Catania bene comune sembra siano sfuggite le risposte già date dall'Amministrazione sulla sistemazione architettonica del nodo Gioeni".
Lo ha detto l'assessore ai Lavori pubblici Luigi Bosco ricordando di aver già risposto, il 24 agosto scorso, a una interrogazione consiliare quasi identica.
In quell'occasione venne precisato che, riportiamo, "a esser stata realizzata, e quindi collaudata, era un'unica pista ciclabile, quella tra piazza Stesicoro e piazza Giovanni XXIII, e che un collaudo non rappresenta una scelta politica ma un obbligo amministrativo da espletare anche quando è stata eseguita soltanto una parte dell'opera".
"I lavori - proseguiva la nota - per l'altra pista ciclabile, quella tra piazza Giovanni XXIII e piazza Europa, non erano mai iniziati per problemi di interferenza con il nodo viario di piazza Galatea, per cui, nell'agosto 2012 l'impresa aveva chiesto di rescindere il contratto per illegittima sospensione dei lavori, protrattasi oltre il termine massimo previsto dal Capitolato. Nel dicembre del 2012 l'Amministrazione dell'epoca dispose di procedere alla chiusura dell'appalto. Proprio perché il contratto era stato rescisso, per realizzare la pista ciclabile tra piazza Giovanni XXIII e piazza Europa la Giunta Bianco avrebbe dovuto bandire una nuova gara d'appalto". E questo avrebbe rappresentato un danno economico per la città.
Nella stessa nota di agosto si ricordava come l'Amministrazione avesse deciso di realizzare un unico organico progetto, da finanziare con specifici fondi del Pon Metro, per creare una pista ciclabile molto più lunga, fino a Ognina e poi, attraverso accordi con l'altro Comune, anche Acicastello. Un progetto che sta per partire per tutto il Lungomare.
"Quanto - ha aggiunto Bosco - alle considerazioni di Cbc sulle scelte dell'Amministrazione, ciascuno è libero di esprimere la propria opinione, tranne quando si cerca di far credere che finanziamenti destinati solo a investimenti possano essere utilizzati per le manutenzioni o per i servizi sociali, oppure quando si parla di Catania sull'orlo del dissesto finanziario come se non si sapesse che è in predissesto da anni, tanto che esiste un Piano di rientro. E' questa la vera miseria culturale e sociale. Grave infine che si tenti ancora di attribuire a questa Amministrazione responsabilità che non ha. Pur avendo operato con l'obiettivo primario della sicurezza dei cittadini, lo ha fatto, come dimostrato dai documenti, anche dovendo scegliere tra l'abbattimento del cavalcavia e il pagamento di una decina di milioni di euro, che la città non possedeva. Un'autentica spada di Damocle".