Il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, è intervenuto questo pomeriggio a Palermo alla quinta assemblea precongressuale nazionale dell'Anci Sicilia. Due giorni di incontri e dibattiti durante i quali si affrontera' il tema 'I comuni: lo sviluppo oltre le emergenze'.
Il primo cittadino di Catania nella sua relazione ha parlato della grave crisi economico-finanziaria in cui versano i Comuni e le Province, una situazione dovuta tra l’altro all’insufficiente copertura del mancato gettito derivante dalla soppressione dell'Ici sulla prima casa, ma anche al blocco dell'autonomia impositiva degli enti territoriali, al taglio dei trasferimenti erariali e dei fondi destinati alle politiche sociali.
“I Comuni - ha detto Stancanelli - sono l'istituzione più vicina ai cittadini che può fronteggiare in modo efficace la crisi economica, con investimenti che siano un volano per l'economia e con politiche sociali che sostengano famiglie e persone disagiate. Le difficoltà finanziarie dei Comuni e delle Province pesano inoltre negativamente sull'attività di molte piccole e medie imprese: secondo una recente indagine dell'Ance sui ritardi nei pagamenti da parte delle stazioni appaltanti per lavori pubblici eseguiti, il patto di stabilità interno è una delle cause maggiormente segnalate dalle imprese (46,3 per cento).
In questa cornice, così carica di minacce che aggravano i già numerosi punti di debolezza, le possibilità sviluppo passano necessariamente da una ferrea programmazione”.
E, sotto questo aspetto – ha sottolineato il sindaco di Catania - una buona applicazione degli strumenti normativi previsti dalla normativa sugli Enti Locali (es. Programmazione – PEG – Bilancio previsionale) sarebbe già una garanzia per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo determinati da una Amministrazione.
“Il problema – ha aggiunto Stancanelli - è fare si che questi strumenti non abbiano un contenuto per così dire “burocratico” ma siano degli effettivi modelli comportamentali, che nascano da un processo che coinvolge tutta la macchina comunale, che li deve condividere, secondo una cultura dell’”obiettivo” piuttosto che del “compito”. Non si può negare però -ha concluso il primo cittadino di Catania - che in determinati settori, anche comunali, si è creata una vera e propria “cultura dell’emergenza”:dalla gestione del traffico, alla lotta all’abusivismo.
La vera minaccia non viene dalla singola emergenza, ma dall’insieme delle medesime che possono distogliere i dirigenti e l’Ente nel suo complesso, dall’attuazione del programma già minacciato dalla povertà di risorse. Da qui la necessità di un modello di gestione delle emergenze, senza dimenticare che sarebbe meglio prevenire che curare”.