Arte e cultura a Catania tra XIX e XX secolo
- 18 marzo 2010, ore 16,00 -Linguaggio e stile. Percorsi di architettura nei primi anni del Novecento
- 25 marzo 2010, ore 16,00 Dinamiche di evoluzione e trasformazione urbana tra guerra e dopoguerra
Interventi di presentazione
La ricerca attraverso le fonti archivistiche - dott. Marcella Minissale (Responsabile dell’Archivio Storico Comunale)
Gli archivi sono luoghi senza tempo: i secoli vivono nella mole di documentazione conservata, assicurando, per dirla con Marc Bloch “il passaggio del ricordo”.
In Sicilia le prime raccolte di cui sia rimasta memoria, si costituirono con la riorganizzazione statale voluta dai normanni in concomitanza alla nascita della Real Cancelleria a Palermo. I disordini del periodo angioino, la guerra del Vespro e l’anarchia dopo la morte di Federico II d’Aragona causarono gravissime distruzioni o dispersioni agli archivi regi ed a quelli cittadini. Solo con i provvedimenti di re Martino I si ripristinò, in parte, l’organizzazione
amministrativa e conseguentemente la sua organizzazione archivistica.
Il cronista Michele da Piazza fa risalire al 1352 la nascita dell’archivio comunale di Catania; l’esistenza di un archivio municipale vero e proprio si può far risalire al 1435, allorché il viceré Nicolò Speciale istituì, tra i provvedimenti voluti da re Alfonso, l’ufficio di Archivario per la Corte Patriziale. Il terremoto del 1169, il saccheggio operato delle milizie di Enrico IV nel 1194, la guerra del Vespro, l’insurrezione del 1647, il terremoto del 1693 nonché i moti del XIX secolo
cagionarono incolmabili lacune agli archivi cittadini.
Nel 1884 l’Archivio comunale fu sommariamente riordinato per materia ed accresciuto, tralasciando l’aggiornamento di indici, inventari e repertori.
Nel 1925 fu sancito dal Commissario Prefettizio il Regolamento per il servizio ed il funzionamento del Protocollo Generale e la tenuta dell’Archivio comunale ratificando la separazione tra Sezione di Deposito e Storica.
Quest’ultima comprendeva, tra l’altro la serie degli “atti dei Giurati e del Senato di Catania dal 1412 al 1818. I volumi delle insinue e delle donazioni, le fideiussioni delle gabelle, il liber privilegiorum urbis, il liber rubeus.
L’incendio del Municipio appiccato da facinorosi, nel dicembre del ’44, distrusse le preziose serie documentarie ivi custodite.
Nel 1955 Il sindaco Luigi La Ferlita per rimediare al disastro subito, istituì una Commissione per la ricostituzione dell’archivio in cui si avvicendarono sino al 1974, eminenti studiosi quali Matteo Gaudioso, Carmelina Naselli, Vito Librando, Giuseppe Giarrizzo ecc.
La Commissione si diede subito da fare per acquisire presso archivi, biblioteche, ed antiquari documenti e pubblicazioni utili alla ricostruzione della storia amministrativa della Città.
Furono microfilmati migliaia di documenti presenti nell’Archivio di Stato di Palermo (Regia Cancelleria di Sicilia, dal 1299 al 1515 ed i Riveli di Catania dal 1584 al 1753), fu acquistata la Giuliana, (ossia una sorta di repertorio degli “Atti dell’Ill.mo Senato”) redatta dai f.lli Rizzari attorno al 1647, e l’intera collezione delle Leggi e dei Decreti reali del Regno delle Due Sicilie.
Matteo Gaudioso donò le sue trascrizioni degli Atti dei Giurati.
Diversi, pregevoli documenti come alcune lettere di Garibaldi o il libro rosso delle cariche pubbliche e gran parte della produzione amministrativa dal 1860 al 1944, andarono irrimediabilmente persi
Dal 1995 l’Archivio storico ha sede nell’ex chiesa di Maria Santissima del Rosario. In atto custodisce, oltre, quanto acquisito dalla Commissione, la documentazione prodotta dall’Amministrazione comunale, nel periodo compreso tra la fine dell’Ottocento e gli anni ’60, e dagli Archivi Aggregati (ECA, Ente Comunale Consumo, Commissariato Governativo per gli Alloggi) tra il secondo dopoguerra e la metà degli anni ‘50.
Tra essa particolarmente rilievo riveste per la ricostruzione della storia urbanistica ed architettonica della città dal primo dopoguerra la seria pratiche edilizie comprendente circa 1300 faldoni in corso di riordino ,schedatura ed informatizzazione
Tali elaborati, rispecchiano fedelmente la trasformazione del tessuto cittadino in oltre quarant’anni (zone di espansione, modifiche della toponomastica,) nonché l’evoluzione, non sempre felice, dei linguaggi architettonici propria degli anni del boom.
I disegni – sovente realizzati dai più grandi nomi dell’architettura (Fichera, Aloisi, Lanzerotti, Marletta, Fischetti etc.) – rappresentano, talora, per la dovizia di particolari e la finezza dell’esecuzione piccole opere d’arte.
Al prezioso patrimonio documentario si affiancano i volumi della biblioteca specializzata ove sono custodite edizioni, anche rare dal ‘500 in poi, comprendente anche parte della biblioteca appartenuta alla famiglia Verga.
L’Istituto è frequentato dal lunedì al sabato da tutti coloro che attraverso la ricerca, vogliono ripercorrere le tappe di una memoria collettiva con la quale deve, necessariamente, confrontarsi chiunque tenti di individuare e riannodare quei fili invisibili che legano passato e presente.
Per diffonderne la conoscenza ad un pubblico più ampio è stato attivato un servizio di visite guidate su prenotazione, per gruppi e scolaresche, con lo stesso fine, si è realizzano periodiche mostre documentarie, per temi ed epoche storiche.
L’archivio si pone, quindi, come un insostituibile riferimento per chi voglia scoprire le radici della storia e delle tradizioni civiche, pur essendo consapevoli del fatto che, per il grande pubblico, gli archivi non presentano il valore estetico paragonabile a quello di un complesso architettonico, di un monumento o di un dipinto Sta alla sensibilità ed alle conoscenze di chi li amministra far emergere da quei faldoni allineati su anonimi scaffali, le innumerevoli
testimonianze di civiltà che essi racchiudono, non ultime quelle prettamente artistiche (si pensi alle pergamene, alle planimetrie ai disegni ed alle pregevoli grafie che in moltissimi complessi e per i motivi più svariati è dato contemplare). Peraltro, non va dimenticato che la documentazione d’archivio è indispensabile anche per “Illuminare” origini e vicende degli altri beni culturali (si pensi a contratti di commesse a piante e disegni, a sopralluoghi, memorie di scavi ed inventari).
La sfida è quindi, quella di comunicare a tutti ed a ciascuno l’esistenza, e le ragioni per cui ogni complesso documentario e le singole parti che lo costituiscono sono indispensabili, per costruire un’immagine del passato, iniziando da quello a maggiormente prossimo all’interlocutore .
Gli archivi, per mantenersi e diventare prezioso scrigno della memoria, debbono guardare al futuro; la loro sopravvivenza passa anche attraverso un’intelligente gestione dei flussi documentari e degli archivi in formazione, accogliendo le opportunità, sia pur connesse alle problematiche ed ai cambiamenti di metodo e prospettiva che le nuove tecnologie di conservazione e fruizione consentono.
Presentazione: Il dibattito e la città tra immagine. decoro e regolamenti edilizi - arch. Rosangela Spina
Le manifestazioni in oggetto hanno lo scopo di divulgare quanto di efficace è stato fatto, attraverso la ricerca archivistica, nell’ambito della storia architettonico-urbana di Catania. Con tale finalità, sono stati coinvolti alcuni studiosi di svariate tematiche, quali rilievo e rappresentazione, storia, urbanistica, materiali e tecniche costruttive, che negli ultimi anni hanno avuto modo di svolgere ricerche e riflessioni attraverso il materiale conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Catania.
Il quadro architettonico della prima metà del Novecento, non ancora completamente indagato a fondo, è stato nell’ultimo decennio oggetto di studio rivolto ad aspetti collegati all’immagine, al decoro, al disegno, alle tecniche, al retaggio settecentesco ed ottocentesco nella città moderna e alle sue trasformazioni urbane.
I regolamenti edilizi, quelli di polizia urbana, i piani di “fognatura, igiene e salubrità” e i capitolati di appalto della seconda metà dell’Ottocento furono occasione per disciplinare l’immagine urbana in materia di “ornato e pubblico decoro” e per fornire alcuni aspetti tecnici, in vista di un grande Piano Regolatore, che sarebbe arrivato con il concorso del 1931. I nuovi regolamenti edilizi del 1925 e del 1935 erano occasione per aggiornare l’architettura in materia di completamenti, trasformazioni, innovazioni.
La città, fino agli anni Venti inoltrati, era ancora interessata dai lunghi lavori di completamento post-terremoto 1693 che, attraverso un lungo iter si svolgevano dal Settecento in poi, attraverso completamenti, allargamenti, modifiche, sopraelevazioni ed anche nuovi progetti storicizzati. La città storica era diventata oggetto di numerosi studi sul barocco, tra cui quelli famosi di Francesco Fichera su Giovan Battista Vaccarini e l’architettura settecentesca, scritti tra il 1925 e il 1935.
Il barocco diventò ben presto un termine ed un aspetto molto ingombrante, che inibiva l’apertura verso caratteri più moderni dell’architettura. Nonostante il passato storicizzato, si sono tuttavia verificati numerosi punti di contatto con il panorama internazionale.
Il profilo dell’evoluzione architettonica ed urbana è stato variegato: le direttive indicate dal piano Gentile Cusa (1888) promuovevano, oltre alla saturazione della parte storica, l’espansione della città verso nord-est e nord-ovest, consegnando nel 1931, anno di concorso per il Piano regolatore, una situazione multiforme, con difficoltà per quanto riguardava la viabilità, le infrastrutture pubbliche, l’edilizia economico-popolare, gli edifici pubblici, essendo oramai
insufficienti quelli ereditati dagli anni postunitari attraverso la conversione di vecchi contenitori ad uso religioso.
Si innestarono quindi importanti episodi di trasformazione: Via Sant’Euplio e il giardino Bellini, Corso Sicilia, la “liberazione” di contesti storici come le piazze del castello Ursino e del Fortino.
La partecipazione ai dibattiti nazionali e con il Movimento romano di Architettura razionale, fu attraverso la componente razionalista, che attivò un confronto fra tradizione ed innovazione architettonica. Quello che emerge e che connota un quadro positivo del periodo è proprio l’atteggiamento aperto al confronto, anche se spesso con commenti non lusinghieri sulla pubblicistica locale, dei protagonisti dell’architettura catanese (Francesco Fichera, Raffaele Leone, Ercole Fischetti, Giuseppe Mancini).
Case terrane e palazzate, ampliamenti e sopraelevazioni: questa è l’architettura che contraddistingue quasi tutta la città di primo Novecento, dal centro alle borgate “storiche” oggetto di ulteriori addensamenti ed espansioni. Villini e palazzi da pigione erano ubicati nelle zone di espansione, spesso in isolati definiti da “nuove strade da aprirsi”. Stabilimenti artigianali, opifici e impianti produttivi, la maggior parte dei quali non più esistenti, continuavano ad
attestarsi nelle aree ottocentesche a vocazione industriale, della zona porto-ferrovia, lungo le aree circostanti a via Dusmet, via Domenico Tempio (via Gazometro), via Messina ed anche lungo il nuovo tracciato della ferrovia Circumetnea aperta nel 1898. Le affermate attività commerciali permanevano lungo le strade principali del centro storico, proseguendo una tradizione familiare che si esplicava con operazioni di trasformazione e abbellimento di
numerose mostre, vetrine ed antiportici.
Mancava una vera “città dei servizi” e delle funzioni pubbliche, - recuperata negli ex complessi conventuali demanializzati dallo Stato dopo il 1867 - la città delle attività imprenditoriali poi organizzata nel nuovo Corso Sicilia dallo sventramento di San Berillo, idea nata per il collegamento tra il centro cittadino e la stazione ferroviaria.
Nei seminari proposti il primo incontro, giovedì 18 marzo 2010, sarà aperto dalla dottoressa Marcella Minissale, che mostrerà il ruolo determinante della ricerca archivistica per la conoscenza della storia della città. Gli autori del primo incontro, gli ingegneri Maria Teresa Galizia e Cettina Santagati intratterranno gli intervenuti sugli aspetti della città collegati al linguaggio e allo stile, attraverso la focalizzazione di architetture realizzate nei primi anni del
Novecento.
Le studiose propongono una analisi puntuale di casi paradigmatici “liberty, decò e novecentiste” attraverso importanti strumenti di lavoro quali il disegno e la rappresentazione.
Il secondo incontro, giovedì 25 marzo 2010, ha inizio con l’architetto Rosangela Spina, che presenterà un sintetico incipit della storia urbana attraverso le prescrizioni di norme municipali e regolamenti edilizi editi tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del nuovo secolo.
Successivamente, l’ingegnere Giuseppe Margani e l’architetto Salvatore Padrenostro si soffermeranno sugli aspetti collegati alle dinamiche di evoluzione e trasformazione della città tra guerra e dopoguerra. Le vicende innescatesi nei primi anni del Novecento proseguono, in seno al dibattito scaturito negli anni 1931-1934 dal PRG, in alcuni importanti brani urbani analizzati dagli autori.
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