L'Economia
Città da tre
secoli, la parte di tessuto urbano che costituisce la prima Circoscrizione
contiene gli edifici e gli spazi pubblici più significativi non soltanto dal
punto di vista identitario e architettonico, ma anche da quello dell’economia.
Il primato spetta all’attività commerciale.
La fiera, localizzata tra la piazza Stesicoro e il convento del Carmine, in piazza Carlo
Alberto e nelle vie e piazze circostanti, vera cerniera tra la città
settecentesca e quella ottocentesca, attrae da sempre, tutte le mattine,
migliaia di persone. Lo stesso accade nella pescheria, localizzata tra piazza Duomo
e la vecchia Marina. A collegare i due grandi mercati all’aperto sta la via
Etnea, cuore commerciale della città almeno fino agli anni ’80, allorché un
nuovo "centro" dell’attività elegante del commercio al dettaglio si è
sviluppato nella terza Municipalità, lungo il corso Italia e le vie adiacenti.
Stessa vocazione commerciale hanno gli altri due rettifili che muovono da
piazza del Duomo: la via Vittorio Emanuele e la via Garibaldi.

Una
vocazione antica, questa, che, soprattutto nel secondo caso, si connette alla
destinazione a mercato decretata sin dalla sua costruzione all’antica piazza
San Filippo, oggi piazza Mazzini. Qui, lungo questa strada si è andata
radicando un’attività commerciale all’ingrosso che nella sua espansione ha
occupato spazi sempre più ampi lungo le vie e le piazze tutto intorno. E ancora
oggi la zona è luogo di attrazione nei confronti di piccoli commercianti che
dai paesi vicini vengono qui a rifornirsi di merci per i propri negozi. A
partire dagli anni Sessanta, nel tratto compreso tra la piazza Stesicoro e la
piazza della Repubblica, lungo il corso Sicilia (la nuova arteria nata in
seguito allo sventramento del vecchio quartiere San Berillo), si sono invece
andate disponendo le sedi principali di banche ed imprese assicurative,
immobiliari e finanziarie, nonché studi professionali.
Tanto da meritare il titolo, a dire il vero forse un po’ troppo altisonante, di
city. E così, nel bel mezzo di un contesto ancora fortemente degradato,
soprattutto per le preesistenze del vecchio San Berillo, ha posto le sue radici
il nuovo centro direzionale finanziario, con uno spettro d’azione nazionale ed
internazionale: imprese la cui natura giuridica prevalente è quella di società
a responsabilità limitata (con significative presenze di società per azioni), e
i cui capitali sono, in larga misura, di provenienza endogena. L’accentuata
terziarizzazione dell’ampia zona centrale della Municipalità si è accompagnata
ad un esodo considerevole dei residenti: nel corso della seconda metà di questo
secolo, strade fin troppo trafficate di giorno, divenivano deserte dopo
l’orario di chiusura di banche, negozi ed uffici, creando un’atmosfera di
diffusa desolazione e persino di pericolosità. Era cosi soprattutto nei
difficili anni ’80, allorché, alla sera, strade e piazze deserte divenivano
spesso territorio di bande di criminali.

A questa
situazione hanno posto rimedio insieme le istituzioni pubbliche, con una
politica di recupero del centro storico, e molti giovani che hanno deciso di
riappropriarsi degli spazi più identitari della città.
Oggi, via Etnea, piazza Bellini, piazza Scammacca, via Crociferi, la scalinata
Alessi, hanno acquistato una grande vitalità anche notturna dovuta soprattutto
alla presenza di luoghi di ritrovo frequentati in particolare da folle di
giovani provenienti non soltanto dalla città, ma anche dal suo hinterland e,
talvolta, persino da altre parti della sub regione orientale della Sicilia. AI
di là dei rettifili, tuttavia, permane, a tutt’oggi, il grave degrado delle
maglie interne dei quartieri Cappuccini – Antico Corso, Civita – Angeli
Custodi, San Cristoforo, che, nel complesso, accolgono oltre il 16% della
popolazione comunale. In particolare, mentre la vocazione economica e
produttiva prevalente del quartiere Cappuccini – Antico C orso è di tipo
commerciale, negli altri due quartieri, Civita – Angeli Custodi e San
Cristoforo, prevalgono le attività artigianali.

Relativamente
alla natura giuridica delle imprese, dominano le ditte individuali e le società
semplici; modesta è la presenza di società di fatto; scarsamente presenti sono
le società a responsabilità limitata e le cooperative; totalmente assenti le
società per azioni.
Si tratta, in prevalenza, di attività imprenditoriali di piccole dimensioni,
con valenza in linea di massima artigianale, a conduzione prevalentemente
familiare, poco diversificate in termini di gamma di prodotti, e poco orientate
agli aspetti della commercializzazione.

Elemento di caratterizzazione del contesto
produttivo di questi tre quartieri più poveri del centro storico è la forte
dipendenza del fatturato da un solo tipo di prodotto o servizio: vale a dire la
bassa diversificazione delle attività delle imprese. "In termini
strategici - si legge nell’indagine conoscitiva condotta dalla SDA Bocconi in
vista del programma Urban – questo si traduce in un ampliarsi del rischio
d’impresa dipendente dal mutare delle variabili di contesto riferite al
prodotto- servizio dominante (mutamenti nella domanda, ad esempio) ed in una
specializzazione produttiva e culturale che aumenta la rigidità nei confronti
del cambiamento ove necessario". Qui, infatti, quando tra gli anni ’80 e i
primi anni ’90, la provincia di Catania è stata interessata da una forte
recessione economica, tanto da arrivare a posizionarsi tra le province italiane
più povere (ottantaduesimo posto nel 1997), sono state spazzate via imprese di
piccolissime e piccole dimensioni, con prevalente apporto lavorativo del nucleo
familiare e la collaborazione di pochi addetti (oltre l’80% delle imprese conta,
al massimo, tre collaboratori), peraltro con basso titolo di studio e bassa
qualificazione. Le sfide future riguardano, allora, un accrescersi
generalizzato delle capacità delle piccole imprese dell’area di far fronte alla
concorrenza locale, nazionale, e possibilmente anche internazionale, il
rilancio delle attività caratteristiche dei quartieri, l’ammodernamento
dell’artigianato comune, la promozione dell’artigianato artistico e di nuove
attività imprenditoriali, la promozione dei consorzi fra gli artigiani, un
maggiore raccordo tra gli artigiani ed i soggetti pubblici preposti
all’attuazione di interventi, in materia di sviluppo locale.