Pasqua in Sicilia. Mostra di foto artistiche sull'evento della Pasqua., di Salvo Sallemi.
Lunedì-venerdì: ore 9-13 sabato ore 9-11 fino al 9 aprile 2010.
Refettorio piccolo delle Biblioteche Riunite "Civica e A. Ursino Recupero,"
                      Monastero dei Benedettini di Catania, via Biblioteca, 13.

Mostra Fotografica Pasqua in Sicilia, di Salvo Sallemi, 2010

 

Orario: da Lunedì a Venerdì : 9.00 - 12.30

Sabato: 9.00 - 11.30

Galleria fotografica

 

Approfondimenti

Salvo Sallemi, fotografo.Pasqua in Sicilia. Mostra di foto artistiche sull'evento della Pasqua.

Per tutta la settimana antecedente la Pasqua i piccoli  centri storici siciliani, con le loro minuscole strade prive di architetture roboanti, diventano teatro delle feste barocche sulla Pasqua, direttamente discendenti dalle feste spagnole, importate dai Gesuiti, venuti in Sicilia dalla Spagna nel settecento, spesso in fuga dalla Santa Inquisizione. Le minuscole strade, in fondo alle quali è ancora, miracolosamente visibile, la campagna, sono percorse da pittoresche  processioni  cristiane che hanno di paese in paese una connotazione diversa.

Naturalmente le rappresentazioni tragiche del Cristo Morto recato in processione,  dipingono di tristezza i volti degli astanti, assumendo così la caratteristica di una vera rappresentazione teatrale.
Tutto questo e ancora di più ci trasmette con  le sue opere il fotografo Salvo Sallemi, in una personale presso la Biblioteca Civica e A. Ursino Recupero o Biblioteca dei Benedettini

Ciascuno dei nostri paesini  ha un suo rito da celebrare che, prendendo spunto dalle pagine del Vangelo, esprime la propria devozione in un modo del tutto particolare.
A San Marco D'Alunzio, paesino dei Nebrodi, viene portato in sacra processione lo splendido Crocifisso ligneo di Li Volsi di Tusa. San Fratello, paese della provincia di Messina, è patria della Festa dei Giudei. In questa colonia longobarda fondata mille anni fa da Ruggero I il Normanno, la cerimonia dura tre giorni, dal mercoledì  al venerdì Santo. I Giudei, rappresentati dagli abitanti del luogo, con maschere colorate e vesti arabescate, attraversano le vie del centro animandole con strani spettacoli di danza al suono delle trombe.

I riti della settimana Santa di Enna risultano particolarmente suggestivi: una lunghissima schiera di personaggi ordinati e perfettamente silenziosi percorrono le via pricipale. L'assoluto silenzio è il protagonista al seguito del Cristo morto. Il mercoledi le Confraternite, di soli uomini, portano in spalla in processione i simulacri del Cristo e dell'Addolorata abbelliti dai doni dei fedeli. Il giovedì Santo oltre duemila frati incappucciati accompagnano con ceri e torce le statue del Cristo morto e dell'Addolorata in processione fino a tarda notte. Il venerdì Santo i confratelli nel Duomo dove sono stati riposti i due simulacri partono per un'altra processione che durerà fino a notte fonda,in un silenzio impressionante, per poi rientrare nel Duomo. Infine l'ultima celebrazione, quella della "Paci", ovvero l'incontro tra la Madonna ed il Figlio Risorto, evento che attua la scomparsa del dolore e l'arrivo della festa. Le due statue, portate nel Duomo, ivi resteranno per una settimana.

Tutta l'anima dei siciliani, i colori della Primavera in arrivo nei cieli dell'isola al momento della Pasqua, e persino gli odori , dei fiori, dei dolci tipici, della cera, sembrano rivivere nelle immagini che l'abile reporter ha scovato, spesso da postazioni impossibili, nella nostra terra. I volti tragici e trepidanti delle donne in attesa del Cristo sembrano rimanere sospesi, i visetti stupiti dei bambini, improvvisamente calati in una trealtà tragica a loro estranea , sono non solo una sequela di immagine straordinarie, ma un vero e proprio racconto. Le immagini sono parole.

 

 

 “Inneggiamo, il Signor non è morto”
( “Cavalleria rusticana” di Mascagni – Menasci, Targioni Fascetti).

  Critica fotografi alla mostra , a cura dell'Avv. Pippo Pappalardo 

Ricordo che la Domenica di Pasqua temevo l’incontro con gli adulti perché qualcuno di loro mi avrebbe inevitabilmente issato su, tenendomi per le orecchie, e sorridendo avrebbe declamato:
”Crisci, crisci, crisci, ca u’ Signuri abbrivirisci!”

L’invito era, dunque, ad alzarmi, a stare su, a crescere ancora, perché Cristo, per me e per tutti,
aveva sconfitto la morte ed era risorto.

Oggi, provo un moto di nostalgia per quei gesti, per quei contatti che contrassegnavano il tempo pasquale e mi davano il senso e la testimonianza di una comunità, la mia, che, proprio nel segno pasquale ritrovava le ragioni della sua identità.

Invero, nei giorni intensi della Settimana Santa, io bambino, avvertivo e sperimentavo l’alternarsi della luce e dell’ombra, del suono e del silenzio, della solitudine e della coralità. Intorno a me, i segni di questi contrasti, anche se poveri, diventavano ricchi, espressivi e condivisi appena due sguardi s’incontravano sulle cose, sulle persone e sugli eventi che consunstanziavano i simboli pasquali.

La Primavera, come insegnava Leopardi appena appreso a scuola, brillava nell’aria, e sui balconi del mio quartiere tornavano i colori; mia madre preparava propiziatori dolci sormontati da uova di gallina, a mio padre avevano regalato un agnello; intanto, qualcuno confidava a quel bambino che un uomo stava per morire, di morte innocente, e la madre l’avrebbe pianto veramente, perché lei soltanto era consapevole dell’umanità di quel figlio. Questa storia l’avevo appresa con difficoltà al catechismo, la intuivo, ancorché nascosta, nel latino dei riti parrocchiali, ma la temevo nei
paramenti violacei dei sacerdoti, nel velamento dei miei santi, nel silenzio delle campane.

Eppure, volevo ugualmente penetrarla e grazie alle immagini capii, allora ed oggi, che il mistero riguardava tutti, e per essere risolto occorreva scavalcare il desiderio personale e renderlo manifesto e partecipato. Nella liturgia (servizio reso al popolo) tutto era già chiaro, e da tempo, ma, chissà perché, nessuno lo spiegava né ai grandi né ai piccoli.

Ed allora il popolo siciliano ci ha pensato da sé: ha celebrato l’immagine della sofferenza e della passione introducendola nel suo contesto quotidiano e nella storia di ogni giorno, trasferendo sul volto e sulle lacrime dell’Omu bbonu e della sua Bedda Matri, tutta la solidarietà e tutta la partecipazione che si può avere verso chi ha provato a dirci che l’uomo, con tutti i suoi difetti, è “capace” di Dio. 

Si son proprio questi limiti, questa finitezza umana, che si celebra nei giorni pasquali. Qui, in questo tempo circolare dove non si fa mero ricordo di quanto è accaduto ma si fa memoria di quanto vissuto, qui, ancora una volta, morte e vita si sono affrontate: poteva vincere “ il male dire”, di tutto e di tutti, ed invece, uscendo dal buio e dal silenzio, ha vinto la luce del ” bene dire”.

Su questa esperienza profondamente religiosa, perché sempre disponibile a “legare le cose” dell’umanità, si è da sempre appuntata la migliore fotografia siciliana.

Quest’attenzione ha mosso i suoi passi dalla precedente e costante celebrazione artistica della Pasqua, atteso che il modularsi dei riti della Settimana Santa, in Sicilia, ha rispettato la sequenza evangelica, ha pescato nei vangeli apocrifi, nella letteratura, nell’invenzione dei pittori e nelle grandi costruzioni musicali, inglobando, infine, e trasfigurando la precedente cultura pagana.

Ma in questa benedetta isola ogni cosa, anche la Santa Pasqua, si riveste di una sua peculiarità. Come scriveva Gesualdo Bufalino esiste pure una “Passione secondo noi” laddove ogni siciliano vuol farsi, oltre che spettatore, anche interprete sulla scena del mondo e vuol dire la sua, vuol partecipare con la sua umanità, insieme alla natura, a questo momento forte dove trovare un riscatto da protagonista.

Ed allora è festa di popolo sulla quale hanno impareggiabilmente indagato Ferdinando Scianna e Leonardo Sciascia (e nella loro rappresentazione solo la Settimana Santa riveste un’autenticità religiosa), Melo Minnella ed Antonino Buttitta (indovinatissimo il punto di vista antropologico privilegiato nella loro descrizione), Giuseppe Leone e Diego Mormorio (bello il recupero letterario del senso del mistero, della contemplazione e, soprattutto della meditazione).  

Sulla mia memoria, su quella di questi valenti protagonisti della fotografia siciliana, sull’esperienza tutta del popolo siciliano, incontrato appassionatamente in tante provincie, si posa l’obiettivo di Salvo Sallemi, il cui gesto fotografico è assai consapevole di incontrarsi con la ricchezza e la diversità dei segni pasquali.

Il nostro amico è fotografo maturo e sa che basterà adottare un codice stilistico capace di trasmettere quel che interessa “al suo cuore, alla sua mente ed al suo occhio” (ah H.C.B.!) affinché, nell’ordinata geometria della buona visione, ogni segno, con il suo carico di valore, simbolo e significato, riprenda il suo posto e la sua funzione.

Ecco, allora, rivelatrici di tale assunto, le scelte determinanti: adozione del colore per coniugare la drammaticità dell’evento con il teatro dell’attesa e con il tempio del ritorno; fiducia nella profondità di campo per non perdere il dettaglio, il controcanto, il contrappunto visivo di ogni singolo protagonista della festa e del rito; rigorosa composizione dell’immagine poiché se, da un lato, non ci stiamo confrontando con una partitura bachiana, dall’altro, abbiamo pur sempre bisogno di penetrare la tradizione di un percorso, la fedeltà ad un gesto, la devozione costante verso un simbolo, lo scambio di una testimonianza.

Immagine dopo l’altra ci accorgiamo, grazie al nostro Salvo, che quel Cristo sta in mezzo al “suo” popolo, che questo popolo ne ha adottato la sua umanità, ne ha riconosciuto l’incarnazione e adesso chiede al Padre la sua resurrezione.

Anche il fotografo chiede ai suoi occhi, al suo strumento, una verità che trascenda la rappresentazione di quanto storicamente percepito; e la tentazione delle facili risposte sembra sopraggiungere (folklore, sopravvivenze paganeggianti?).

Ma nella riconosciuta bellezza di quanto registrato, documentato e testimoniato, sopraggiungono le risposte per i giorni del dubbio e dei punti interrogativi. Oggi è Pasqua, u Signuri abbrivirisci, e noi con Lui.

Pippo Pappalardo 

 

Rassegna stampa          

Stralcio Prospettive 18.04.2010

Scarica e/o visualizza: Articolo tratto da "Prospettive" del  18.04.2010