Autore : Fëdor Dostoevskij

Racconto romantico e sentimentale, pubblicato nel 1848,riportato sulle scene cinematografiche da Luchino Visconti nel 1957.
Nell' incipit del racconto "Era una notte meravigliosa, una di quelle notti che esistono soltanto quando si è giovani. Mio caro lettore", Dostoevskji esprime tutta la sua intima nostalgia di un periodo spensierato della propria vita ed in particolare di un evento che si svolge nell'arco di 4 notti avvolte dal biancore della luce che illumina la città di Pietroburgo, dove dalla primavera in poi, il sole tramonta a tarda sera.
Pietroburgo ed i suoi abitanti si rivela la vera protagonista del racconto, la spinta per Mario, ad uscire dalla triste e polverosa dimora e dalla profonda solitudine, per girovagare lungo la città, a scrutare volti familiari, vite ed abitudini ormai note,come se il giovane fosse a conoscenza di tutto e di tutti ed avere in pugno il mondo intero.
La vena giovanile di Dostoevskji che si manifesta in questo suo esordio di esaltazione della natura e del fascino di una notte limpida e stellata, suscita nel lettore la sensazione di essere trasportato in un mondo di sogni e di magia. L'io narrante,trasposto in Mario, è proprio un sognatore che, nell'incontro con la mite e semplice Nastenka, rivela i suoi tratti di uomo romantico, che, riluttante alle galanterie tipiche del suo tempo, punta soprattutto alla gentilezza ed al rispetto nei riguardi della ragazza di umili origini.
L'incontro si ripete in un'atmosfera quasi impalpabile dove i dialoghi si susseguono, in una pièce teatrale. All'inizio Mario monopolizza la conversazione con un'esaltazione di sensazioni espresse in un linguaggio altamente forbito e retorico che lasciano sgomenta la semplice e ignara Nastenka che, incredula, si limita a rivelare la propria triste e travagliata esistenza al suo casuale interlocutore.
Successivamente il dialogo diventa più intimo e reale,fino alla fine quando si concretizza in una dichiarazione d'amore ed in una promessa di una vita insieme. Ma i sogni di Mario inevitabilmente, si infrangono..

L' epilogo del racconto, espressione dell'angoscia e del dolore dello scrittore che, al tempo della stesura si trovava già nella condizione di inquisito e poi di condannato ai lavori forzati, è un'esortazione a prendere coscienza della brevità dell'età giovanile i cui istanti di estrema felicità addolciti dalla poesia di un ambiente magico, evocativo di un'età spensierata, sono colmi di beatitudine e di gratitudine alla vita anche per la bontà e per il cuore puro delle persone .Si tratta di una fase della vita, in cui il giovane Dostoevskji è particolarmente, fiducioso nella bontà e genuinità umana, fonte di speranza e ottimismo.
"Mio Dio! Un intero minuto di beatitudine ! E'forse poco, sia pure in un'intera vita umana?"